giovedì 2 febbraio 2017


                I      O    R

Acronimo di:

Istituto per le Opere di Religione.

Fondato nel 1942 da Papa Pacelli = Pio XII.

Pur tuttavia non è la Banca Centrale del Vaticano.

Tali funzioni sono in capo all’ APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica).

Lo scopo dell’Istituto, quindi, per conseguenza, anche dello I O R è:

provvedere alla custodia amministrazione dei beni mobili ed immobili trasferiti o affidati, da persone fisiche o giuridiche, destinati ad opere di religione o carità.

La sede dello I O R, all’interno della Città del Vaticano, è il torrione del 1453, detto di Papa Nicolò V, ed è ubicato proprio sotto il palazzo Apostolico, ove risiede il Papa.

I depositi o c/c, presso lo IOR, fruttano dal 4 al 12%, esentasse; dato che giuridicamente è un altro Stato.

L’Istituto è gestito da valenti professionisti bancari, che riferiscono al Collegio Cardinalizio, che a sua volta riferisce al Papa.

L’origine, dell’APSA/IOR, è l’11 febbraio 1887, Papa Leone XIII, istituì la Commissione Cardinalizia della Pias Causas.

Pio X  la rinominò: Commissione Cardinalizia per le Opere di Religione.

Il ruolo, importante, della finanza vaticana si può datare 1929, con la stipula dei così detti Patti Lateranensi, sottoscritti dalla chiesa e da Mussolini.

I Patti prevedevano, a titolo di rimborso per gli espropri, effettuati nell’era napoleonica:

-         £ 750.000.000 (settecento cinquanta milioni)

-         £ 1.000.000.000 (un miliardo).

Sembrano pochi, ma rapportati al periodo, quando percepire mille lire al mese, come recitava la canzone, era un sogno.

Quindi era un capitale ingente.

Pio XI  nominò Bernardino Nogara amministratore dello IOR nel 1929 e ne restò alla guida fino al 1954.

Nogara è stato l’artefice della rilevanza economica del Vaticano, grazie ai soldi dello   stato Italiano.

Ha investito in settori strategici, a differenza dei nostri industriali, quali: energia elettrica, comunicazioni telefoniche, credito, farmaceutico, cemento, acqua.

Società controllate: Italgas, Snia Viscosa, solo per citare più importanti.

Forte partecipazioni in: Istituto di Credito Fondiario, Assicurazioni Generali, Bene Stabili Roma, Caffaro, Adriatica Elettricità, Cartiere Burgo.

Controlla: Cassa Risparmio Roma, Banco Santo Spirito, Banco Roma; quest’ultimo rifilato all’ IRI nel 1930, a seguito dei vari crak, per la bella cifra di 630 milioni di £, quasi quando l’indennizzo per gli “espropri”.

Un investimento strategico: Officine Meccaniche Reggiane, Breda e Compagnia Nazionale Aeronautica.

Queste fornirono, nel 1935, armi e munizioni per l’offensiva in Libia.

Fino al 1962 lo IOR non è mai apparsa, svolgendo sotto traccia i suoi affari.

Ha una partecipazione, importante, 24,5 % della Banca Privata Finanziaria di Sindona.

Con lo stesso ha partecipazioni comuni, ivi compresi movimenti di capitali nei paradisi fiscali.

Nel 1971 Paul Marcinkus è presidente IOR ed anche guardia del corpo di Paolo VI.

1972 Marcinkus, vende il 37%, al Banco Ambrosiano di Calvi, della Banca Cattolica del Veneto di cui lo IOR deteneva il controllo con il 51%.

Ciò creò la reazione dei vescovi veneti, che si trovarono senza la loro banca, dalla sera alla mattina.

Tra i vescovi cera anche Albino Luciani, futuro Papa, con il nome di Giovanni Paolo.

Comincia l’inizio del coinvolgimento, quantomeno adombrato, con il trio Sindona-Calvi-Gelli.

Un groviglio tra mafia massoneria e perfino delinquenza comune, banda della magliana.

Lo IOR diventa lo snodo degli intrecci di riciclaggio e tangenti.

Un pentito di mafia, sostiene che IOR riciclato soldi di cosa nostra e che Licio Gelli vi abbia custodito denaro dei corleonesi.

Perché garantiva investimenti e discrezione.

Si dice che tra il 1989 ed il 1993, sono state erogate somme ai contras del sud America ed a Solidarnosc.

Inoltre l’istituto è stato coinvolto nel transito di denaro che serviva per le tangenti, quali ENIMONT. Ultimo, in ordine di tempo, tangenti per le grandi opere.

L’aspetto più opaco è lo scandalo del Banco Ambrosiano di Calvi:

Beniamino Andreatta, ministro del tesoro, alla Camera riferì che il banco aveva un buco di 2 miliardi di dollari di cui 1,159 miliardi garantiti dallo IOR.

Una situazione poco edificante per la chiesa.

Certamente lontano dallo statuto APSA gestione di fondi destinati ad opere di religione e carità.

Nel 2013, Papa Francesco ha creato Pontificia Commissione Referente, per conoscere meglio la posizione giuridica e le attività dello IOR.

Tale commissione è stata sciolta nel 2014.

Il risultato, conosciuto, è la cancellazione di alcuni conti: da 20700 a 18900.

Il resto è custodito entro le mura leonine.










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