lunedì 7 novembre 2016

BREXIT 1


                                                B R E X I T     1



Il significato do Brexit è l’unione di due parole inglesi: Britain + exit (Britain = Regno Unito e exit = uscita).

Il termine è stato costruito dalla stampa e fa il paio con Grexit.

Il 23 giugno 2016 i cittadini britannici hanno votato un referendum con cui si chiedeva di votare di uscire o rimanere nell’Unione Europea.

Ha vinto l’exit.

Questo referendum è nato male ed è finito peggio!

E’ stato voluto dall’ex Premier David Cameron, per “regolare” i conti – posizioni diverse- all’interno dei Tory (partito conservatore).

Finito male poiché Cameron era convinto di poter stravincere il referendum. Forte dell’appoggio della finanza, dell’industria e di tutto il parlamento. Tant’è che molti dicevano che anche a fronte di una vittoria dell’exit, il Parlamento non avrebbe mai “approvato” tale responso.

Dopo la vittoria dell’exit, tutti si son dovuti ricredere: Cameron si è dimesso, giustamente, -dimissioni vocabolo sconosciuto in Italia.

Ma a fronte del responso referendario si può affermare che il re è nudo!

Nudo in quanto la classe “dirigente”, non solo i politici, non era in sintonia con i cittadini. E questo è esiziale.

Ciò dovrebbe far riflettere, dato che da un po’ di tempo i cittadini votano “contro” i promotori dei referendum sparti-acque, es: Scozia, Brexit e Ungheria.

Ora non ci resta che affrontare le conseguenze del risultato, cioè l’uscita della Gran Bretagna dalla Unione Europea, attraverso il trattato che prevede le procedure finalizzate, appunto all’uscita.

Ovviamente le opinioni sono differenti e a volte anche contrastanti, quasi inconciliabili.

Ma non vi è dubbio che l’Unione Europea, pur con tutte, tante, contradizioni costituisce un potente fattore economico.

Tutti i paesi che ne fanno parte, ne’ hanno hanno beneficiato, chi un po’ di più e chi un po’ di meno, ma ne complesso è stato un bene in se’.

Certamente i problemi più evidenti e deleteri sono gli aspetti “burocratici” che non fanno che allontanare i cittadini e raffreddano “l appartenenza” all’Unione.

Questo è dovuto al fatto che non esiste una vera e propria Unione, ma è rimasta un’assieme di Paesi e la commissione non ha nessun potere, tranne quello di attuare quanto decidono i capi di stato.

Inoltre qualsiasi decisione non può che essere presa all’unanimità, quindi ogni stato può mettere il veto se una decisione che non gli aggrada, cosa che la Gran Bretagna ha fatto molte volte.

Questo non ha fatto altro che alimentare i piccoli interessi di bottega, segnatamente i paesi est Europa di recente aggregazione, che hanno fruito in modo più che proporzionale degli “aiuti” dell’UE.

Però, anche con questo quadro non confortante, l’U E, rappresenta un formidabile blocco economico, con una platea di 500 milioni di cittadini/consumatori.

Questo fa sì che gli altri Paesi cercano di fare trattati commerciali, compresi i colossi come USA e Cina.

A fronte dell’uscita della Gran Bretagna, questa, oggettivamente, si troverebbe svantaggiata sia per il commercio, export di merci da e per l’Europa ma soprattutto per la finanza.

La City di Londra è il mercato finanziario più importante d’Europa. Ma lo sarà anche con la brexit?

Pare proprio di no.

Anche HSBC, la più grande banca inglese, dice che dislocherà circa un migliaio di dipendenti fuori della madre patria.

Goldman Sachs prevede un abbassamento del Pil dovuto ad una restrizione delle esportazioni verso l’UE.

Ovviamente delle ripercussioni ci saranno anche se in varia misura anche per gli altri membri UE e qualcuno cercherà di approfittare di questa situazione per diventare la piazza finanziaria; l’Irlanda e la Francia non fanno mistero di tale aspirazione, segnatamente la Francia, che sogna Parigi come la nuova City finanziaria.

Sia la Gran Bretagna che l’UE, in particolare la Germania, cercheranno di effettuare una uscita meno traumatica possibile.

L’Inghilterra cercherà di avere il massimo dei benefici ed il minimo degli effetti negativi.

Ma certamente su un punto l’UE non potrà transigere, la libera circolazione delle merci, non può essere disgiunta dalla libera circolazione dei lavoratori.

Così è avvenuto con la Norvegia e con la Svizzera. Altrimenti si innesca l’effetto domino.

Un’ultima noterella, per quegli inglesi che dicono che danno più di quanto ricevono; Il 25% del bilancio UE per la ricerca è a favore della Gran Bretagna; ciò significa circa 3000 ricercatori che potrebbe perdere.

In conclusione si può affermare che sparare sul pianista, l’UE, come fanno molti, compreso Renzi, non risolve i problemi ma serve soltanto ad individuare il nemico, allontanando il “momento della verità”.








Nessun commento:

Posta un commento